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La storia

La Storia di Aibo

Nel 1989 Antonio Capelli e Mario Pirondini rilevano il complesso di 35 ettari sulle colline di Monteveglio per dare vita al loro “folle” progetto di ritorno alla terra, abbracciando un ritmo più lento e rispettoso dell’ambiente attraverso la pratica dell’agricoltura biologica, allora agli albori:
nasce così Corte d’Aibo.
L’obiettivo è, fin da subito, quello di produrre vini che raccontano un territorio, ma anche una storia personale e insieme collettiva di lavoro, passione, recupero delle radici.

Radici che affondano in un tempo antichissimo, come testimoniato dai resti etruschi ritrovati nella zona a inizio Novecento, fino ai documenti medievali che attestano l’esistenza dell’insediamento di “Daibo” o “Aibo”, dall’emiliano “aibus”, abbeveratoio, termine legato alla presenza di acqua.

Nel Cinquecento i canonici dell’Abbazia di Monteveglio acquistarono un terreno “alle vigne di Daibo”, a dimostrazione dell’antica vocazione vitivinicola della zona. Nel settecentesco catasto Boncompagni il podere Daibo figura ancora di proprietà dei canonici.

Nell’ultimo dopoguerra la proprietà era divisa in quattro poderi: nell’edificio principale vi erano le abitazioni delle quattro famiglie che avevano una stalla fienile per ciascuna, mentre il forno, ancora oggi visibile, era in comune.